domenica 11 ottobre 2015

UN PROGRAMMA DI RISCATTO SOCIALE E NAZIONALE PER LA GRECIA

Il fallimento dell'Unione Europea


A metà del 2015 l'Unione Monetaria Europea è quasi giunta al fallimento pieno. La crescita è in stallo, la deflazione è divenuta una minaccia reale e la disoccupazione si attesta ad oltre il 10%, con tassi di oltre il 25% nell'Europa meridionale. Il fallimento dell'Unione Europea nell'affrontare la crisi della zona euro è sempre più palese. La radice del problema sta nel grande divario di competitività a favore della Germania che è stato generato dalle politiche neomercantilistiche tedesche fin dai primi giorni dell'Euro. In breve la Germania ha abbassato i suoi salari di modo da ottenere enormi eccedenze nelle operazioni internazionali. Il divario di competitività è rimasto vistosamente ampio mentre la Germania è emersa come uno dei più importanti creditori d'Europa. La decisione delle autorità europee di forzare i Paesi della periferia - e soprattutto del Sud Europa - ad adottare politiche procicliche in una scala come non si vedeva dagli anni '30 ha prodotto un disastro. Il mantra tedesco dell' "austerità come unica soluzione" è stato applicato a tutti i Paesi che sono stati costretti a chiedere aiuto finanziario quando il loro accesso ai mercati dei capitali globali è cessato o è stato bloccato di fatto da tassi di interesse molto elevati durante il 2010-11. Ma anche i Paesi che non sono stati pressati dai mercati finanziari sono sotto esame e vengono spinti ad introdurre politiche restrittive nel bel mezzo della più grande recessione che l'intera regione abbia conosciuto negli ultimi ottant'anni. Ossessione per problemi fiscali apparenti, fobia del debito e preoccupazione di tutelare gli interessi delle banche e delle altre grandi imprese: questo domina il dibattito, impedendo una soluzione socialmente utile. Con il persistente predominio tedesco sui mercati d'esportazione e dato il rifiuto della Germania a regolare il proprio modello economico il futuro, per la zona euro, appare tetro.
La mancanza di strumenti politici per affrontare la recessione, la condizioni imposte ai programmi di aggiustamento imposti sulle economie in crisi, lo stesso disfunzionale aggiustamento "strutturale" e la prospettiva di un'incombente deflazione hanno fatto aumentare i costi di permanenza all'interno dell'Unione Monetaria Europea al punto che sconvolgimenti politici in gran parte guidati dalla destra minacciano la democrazia e l'esistenza stessa dell'Unione Europea. L'incapacità di affrontare l'elevato tasso di disoccupazione nonché l'aumento della povertà ha aperto la strada all'estrema destra ed ai partiti populisti tanto nei Paesi creditori quanto in quelli debitori. Contro questo pericolo i vantaggi di essere un membro dell'Unione Monetaria Europea sono minimi e, cosa più importante, si stanno rimpicciolendo rapidamente. La disintegrazione dei mercati dei capitali nell'Unione economica e monetaria a seguito della crisi finanziaria ha drasticamente ridotto i benefici di appartenere all'unione monetaria e di accettare una politica monetaria comune. Quasi cinque anni dopo lo scoppio della crisi dell'Eurozona le cose non sono cambiate in modo significativo. Il ritorno parziale di Irlanda, Spagna e Grecia al mercato dei capitali è avvenuto ad un prezzo incredibilmente alto: questi Paesi, considerando che erano in recessione e deflazione, hanno dovuto pagare elevatissimi tassi di interesse sui loro titoli prendendo in considerazione che erano in recessione e deflazione.
Ma ancora peggio sono stati i costi d'aggiustamento, storicamente senza precedenti, che questi Paesi hanno dovuto accettare per raggiungere l'obiettivo. Inoltre la limitata capacità di raccogliere fondi sui mercati dei capitali non ha eliminato i vincoli in materia di politica economica interna. Né la politica fiscale o qualsivoglia altro strumento economico normale è a disposizione di questi Paesi al fine di stimolare le loro economie attraversate da una grave recessione o, come nel caso della Grecia, da una grande depressione. Allo stesso tempo le condizioni monetarie (tassi di interesse e tassi di cambio reali) sono chiaramente peggiori nei Paesi in deficit estero rispetto a quelli che hanno eccedenze. Bassi tassi di interesse sui Titoli di Stato nei Paesi con surplus hanno gettato le basi per un facile consolidamento dei loro bilanci, mentre le benigne condizioni monetarie hanno contribuito a stimolare le loro economie. Per l'Unione Monetaria nel suo insieme l'applicazione delle "riforme strutturali" contemporaneamente ai mercati del lavoro di molti Paesi ha causato un drastico calo della domanda interna ed ha contribuito al crollo dei flussi di commercio. L'effetto del taglio dei salari nei Paesi in cui la domanda interna eccede fortemente quella estera ( ad esempio in Francia, Italia, Portogallo e Spagna la domanda interna ammonta a tre quarti della domanda complessiva; al contrario in Irlanda la quota di esportazione del PIL è più del 100 % ) ha avuto effetti diretti sulla riduzione della domanda aggregata. In questo modo la flessibilità imposta al mercato del lavoro sotto forma di tagli salariali ha aumentato la disoccupazione piuttosto che ridurla, come aveva previsto dalla Trojka. Di conseguenza siamo in presenza di una notevole e forte correlazione tra le manovre richieste dalla Trojka ed il declino economico dei Paesi periferici dell'Unione Monetaria Europea.
Più i Paesi hanno seguito alla lettera le prescrizioni della Trojka e più le loro economie si sono sfiancate fino a collassare. Francia e Italia, che fino ad ora si sono rifiutate di seguire le ricette di "flessibilità" della Trojka hanno visto una forte decelerazione della crescita ma non una brusca recessione. Tutti i Paesi che hanno effettivamente subito il "trattamento" della Trojka dal 2010 ad oggi hanno dovuto affrontare uno sbalorditivo declino. Paradossalmente i Paesi che hanno seguito un percorso di miglioramento della loro competitività riducendo i salari offrono la prova del nove che questo è stato esattamente il modo sbagliato di procedere da parte dell'Unione Monetaria Europea. In realtà è ancora peggio: la brutale logica delle manove d'aggiustamento imposte ad alcuni Paesi più piccoli ha fatto sì che gli altri, tra cui Francia e l'Italia, non potessero applicare la stessa procedura senza rischiare una grande destabilizzazione politica. Se la Francia e l'Italia avessero seguito le indicazioni della Trojka è quasi certo che l'intera Eurozona sarebbe caduta in depressione con un conseguente netto calo dei prezzi ed una deflazione di lunga durata. E 'difficile immaginare che i regimi democratici in questi Paesi avrebbero potuto sopravvivere ad un evento del genere. E' anche probabile che i Partiti radicali di estrema Destra sarebbero diventato dominanti imbastendo una propaganda contro l'Europa e l'Euro. D'altra parte se la Francia e l'Italia non mettono in atto le correzioni le loro economie sarebbero distrutte dalla bassa competitività, rendendo impossibile la prosperità sulla base di scambi equilibrati. I loro deficit di spesa continuerebbero a crescere mettendo in pericolo il loro intero edificio economico. Ma allora, se Francia e Italia non hanno applicato le correzioni richieste dalla Trojka e la Germania non ha cambiato la sua posizione in materia di politica economica, la fine della Euro come moneta comune è solo questione di tempo. In breve le divergenze accumulate durante i primi anni dell'Unione Monetaria Europea e la terribile natura dei programmi di aggiustamento hanno messo a rischio la stessa sopravvivenza dell'Unione europea. Eppure i politici europei sembrano ignorare questo fatto. Sono anche meno disposti ad impegnarsi in una politica che capovolga l'economia nel suo complesso ed arresti le crescenti divergenze all'interno dell'Unione Monetaria Europea. La prospettiva di una disgregazione e di un collasso dell'Unione non può più essere ignorato.

Le traiettorie contrastanti di Grecia e Germania 
Il 16 Febbraio 2015, all'inizio dei negoziati del nuovo Governo di SYRIZA con le istituzioni europee, il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, in un intervista a Deutchlandfunk , ha chiarito che : ' "la Grecia ... ( deve continuare ) sul sentiero che gradualmente ripristini un'economia competitiva ... . La Grecia è sulla strada giusta e deve proseguire lungo le politiche che essa ha seguito nel corso di questi ultimi anni, la disoccupazione deve diminuire, l'economia greca si è ripresa rimettendosi in moto. Se i greci seguiranno questa linea avranno successo …'' Se fosse stato vero che l'economia greca si stava riprendendo, che la Grecia era di nuovo in pista, che la disoccupazione stava veramente calando (e nelle statistiche nemmeno marginalmente), e che le condizioni reali di vita delle persone in Grecia stavano migliorando, le considerazioni di Schäuble avrebbe potuto avere il loro perché. La sua insistenza sul fatto che la Grecia debba adempiere ai propri obblighi e continuare a rispettare l'austerità contenuta nel programma di correzione avrebbe avuto un suo senso. Ma la posizione del Ministro delle Finanze tedesco è stata sbagliata fin dall'inizio. Le conseguenze delle misure di austerità applicate per quasi cinque anni sono state quasi l'esatto contrario di ciò che il  Ministro delle Finanze tedesco ha creduto, o ha voluto che il resto il mondo credesse, che fossero. La sua valutazione della realtà greca non poteva essere più lontana dalla verità. Dall'inizio degli anni 2000 e fino al crisi globale del 2007-9  l'economia greca ha proceduto molto bene, come è stato già mostrato nella figura 1. I veri problemi della Grecia sono iniziati con la crisi globale, sulla scia della crisi finanziaria crisi del 2008. L'economia greca è andato calando molto più velocemente dell'economia tedesca e non si è mai ripresa, come la figura 2 mostra. 

Il '' salvataggio '' della Grecia da parte della Troika ha avuto luogo in questo contesto e la medicina somministrata era in gran parte di origine tedesca. A Maggio 2010 la Grecia ha firmato il Primo Memorandum d'Intesa  acquisendo i fondi necessari a mantenere la sua solvibilità. Tuttavia la medicina ha dimostrato di essere tossica. Tra Maggio 2010 e Dicembre 2013 la produzione economica totale e reale ed i redditi medi sono diminuiti di quasi il 20%. Come gli ultimi indicatori di inizio 2015 mostrano la situazione non è migliorata significativamente. La verità chiara ed innegabile è che le "linee guida" nelle quali i "salvatori " hanno costretto la Grecia ha portato ad un disastro economico senza precedenti. 

Questo è naturalmente il punto che Wolfgang Schäuble e con lui molti altri politici europei, tra cui quelli in Grecia, si rifiutano costantemente di ammettere o addirittura di prendere in considerazione. A loro avviso l'economia greca aveva già uno scarso rendimento prima dello scoppio della crisi nel 2008; la Grecia sembra che si trovasse in una bolla di credito facile, dalla corruzione diffusa e con  l'evasione fiscale persistente, mentre tutti i cittadini greci hanno continuato a vivere al di sopra dei propri mezzi. Tuttavia tutti questi argomenti sono del tutto fuorvianti. Una corruzione diffusa è davvero deplorevole, ma è ciò che accade in molti Paesi che comunque sembrano non avere problemi ad ottenere un'adeguata liquidità dai mercati internazionali di Capitali. Fino a quando un Paese raggiunge un surplus commerciale il prestito non è mai un problema se pure c'è la corruzione, o no?  Inoltre, se è possibile per diversi Paesi in tutto il mondo avere economicamente successo nonostante livelli relativamente alti di la corruzione, ne consegue che la mera esistenza di una corruzione diffusa in Grecia non potrebbe mai aver causato un crollo della produzione economica di più del 20% del PIL nel 2010-13. La corruzione non è bruscamente aumentata in Grecia a partire dal 2010. La corruzione era già lì negli anni 2000, quando l'economia greca era in piena espansione, senza costituire un ostacolo alla crescita. La corruzione non è centrale nella questione della crisi dell'economia greca. Lo stesso discorso vale per la diffusa evasione fiscale. L'evasione fiscale è probabilmente una malattia ancora più grave della corruzione, ma anch'essa non può aver portato al crollo dell'economia di un Paese in soli due o tre anni. L'evasione fiscale non potrebbe spiegare l'estrema recessione dell'economia greca perché non c'è ragione di credere - e non vi è alcuna dato di supporto - che il problema dell'evasione fiscale sia peggiorato in modo significativo ed improvvisamente dopo il 2010. L'evasione fiscale in Grecia esisteva da molto prima della crisi finanziaria del 2008 e forse da decenni, se non da generazioni. La debole morale fiscale era molto diffusa nei primi anni 2000, quando l'economia greca ha viaggiato abbastanza bene. Lo stesso ragionamento vale per tutti gli altri fenomeni che a volte sono citati come causa della, o che hanno contribuito alla, rovina greca, come ad esempio l'inadeguata amministrazione pubblica, la mancanza di un sistema integrato del catasto e le inefficienti imprese statali. Tutti questi fattori sono senz'altro disfunzionali per un'economia moderna ma non costituiscono un valida spiegazione per la caduta drastica e tragica dell'economia greca. Tuttavia la tesi di Wolfgang Schäuble che i greci abbiano vissuto al di sopra dei loro mezzi e che la loro economia non sia stata competitiva ha un elemento di verità. È importante capire che il declino della competitività greca all'interno dell'Unione Monetaria Europea ha infatti svolto un importante ruolo nel crollo dell'economia greca, e continua a giocarlo al giorno d'oggi. Per molti anni dal 2000 in poi - vale a dire, dopo l'adesione all'Unione Europea - l'inflazione greca è aumentata significativamente ed in maniera più veloce rispetto al target BCE del 2%. Il risultato è stato che beni di consumo e d'investimento sono diventati quelli esteri, notevolmente più a buon mercato rispetto ai prodotti greci. Pertanto la Grecia ha iniziato ad accumulare un cospicuo deficit commerciale che aveva raggiunto lo straordinario livello del 15% del PIL nel periodo 2008-9. E 'innegabile che negli anni 2000 i prodotti greci siano diventato molto costosi all'interno dell'Unione Monetaria Europea, e che quindi l'economia greca non fosse competitiva quando la crisi l'ha colpita. Tuttavia se Schäuble ha in parte ragione sul fatto che la Grecia vivesse "al di sopra dei propri mezzi" - nel senso che ha accumulato un deficit commerciale negli anni 2000 - è altrettanto vero che la Germania ha vissuto sotto i propri mezzi. Si tratta di una semplice regola del mondo dell'Economia secondo il quale un Paese può sistematicamente consumare più di quanto produce solo se un altro Paese consuma sistematicamente a consumare meno di quanto produce. Non ci sono deficit senza eccedenze nell'economia mondiale: per questo motivo non esistono debitori internazionali senza creditori internazionali. Analogamente, la competitività è relativa: la competitività di un paese è "troppo bassa '' solo la competitività dei suoi partner commerciali è '' troppo alta''.

Tali problemi fondamentali non avrebbero dovuto emergere all'interno dell'UE e tanto meno all'interno dell'Eurozona. Dopo tutto le differenze nei livelli di produttività, nonché le differenze di crescita della produttività tra i Paesi appartenenti ad un'Unione monetaria non devono essere un problema fino a quando il livello e la crescita dei salari rimanere in linea con il livello e la crescita della produttività. L'emersione sistematica dei divari di competitività all'interno dell'Eurozona si sarebbe potuta evitare se tutti i Paesi si fossero conformati alla norma di un'inflazione al 2% fissata dalla BCE. La vera causa del malfunzionamento delle bugie dell'Eurozona è nella Germania, data la sua importanza economica e le dimensioni. La Germania ha minato i suoi partner commerciali mettendo un'enorme pressione sui salari tedeschi fin dagli anni '90, e la crescita dei salari tedeschi è rimasta indietro di parecchio rispetto alla crescita della produttività. Questo è il rovescio della medaglia della crisi e la sua vera causa, anche se è qualcosa che il Governo tedesco non è disposto a prendere in considerazione. Sembra che il Governo consideri la competitività di un Paese un concetto assoluto e non relativo. Ecco perché, a suo avviso, i crescenti avanzi tedeschi non vengono rappresentati come un problema per gli altri. Secondo la stessa "logica" se altri Paesi e l'Eurozona nel suo complesso sono stati in grado di sfuggire alla recessione più lunga della storia, il motivo deve essere stato  la loro riluttanza a fare ciò che la Germania ha fatto. La perdita di competitività è un problema che la Grecia non avrebbe potuto risolvere da sola, né è qualcosa di cui è l'unica responsabile. Dal 2010 la Grecia è stata costretta a colmare il gap di competitività attraverso una strategia deflazionistica imposta dalla troika dell'Unione Europea, la BCE e l'FMI, al fine di rimborsare i suoi debiti esteri. Nel frattempo, la Germania non ha fatto quasi nulla per frenare le sue politiche distruttive di "calmierazione salariale", il ché significa che il Paese ha continuato sistematicamente a violare l'obiettivo di avere un' inflazione europea calante. Senza che la Germania correggesse le proprie politiche non ci poteva essere alcuna fine efficace della crisi in Grecia, ma anche per gli altri Paesi della zona euro, tra cui Francia e Italia. 

Il nuovo Governo SYRIZA in Grecia è stato eletto per porre fine alla disastrosa politica economica imposta dalla Troika . Dopo tutto non è possibile infliggere una tale dose di correzioni distruttive ad un Paese e pensare che il suo Popolo non reagisca. Nel 2015 il Popolo greco ha usato l'unica via democratica a disposizione: ha votato contro il Governo di compromesso tra Nuova Democrazia e Pasok . Da allora, tuttavia , è diventato chiaro che i Politici dei Paesi dell'eurozona, e di base soprattutto Germania, si sono impegnati nella strategia di far di tutto per sabotare Syriza. Il messaggio al nuovo Gverno è stato chiaro e diretto: arrendetevi! Dal punto di vista dei Paesi più grandi il fatto che SYRIZA non sia riuscita ad ottenere nulla è un chiaro segnale di disciplina all' elettorato europeo nel suo insieme. La responsabilità per gli sviluppi distruttivi nella zona euro si trova principalmente in Germania che non è riuscita a riconoscere e rispettare, fin dall'inizio della unione monetaria, le regole di base della costruzione europea. La semplice verità è che la Germania ha persistentemente rifiutato di riconoscere che la causa principale del caos economico, politico e sociale che ha colpito l'Europa per diversi anni è stata proprio la sua riluttanza a rispettare le regole, tenendo sistematicamente i salari domestici bassi e mancando l'obiettivo di tenere sotto controllo l'inflazione, come raccomandato dalla BCE. 

Né un'unione politica né un'unione valutaria sono plausibili soluzioni per l'Eurozona
Parecchie persone mediamente realistiche - anche all'interno della Sinistra - ancora sognano un'Europa politica completamente unificata che potrebbe contribuire a superare le difficoltà attualmente affrontate dall'Eurozona. Non c'è dubbio che questo è solo un sogno a cui non dovrebbe essere consentito di orientare l'azione politica. Il suo punto debole è che non c'è un "demos" europeo che potrebbe sostenere il funzionamento dell'Unione politica in Europa. E né vi è alcuna prospettiva realistica che un tale "Demos" emerga nel prossimo futuro. Inoltre i diritti democratici delle persone europee sarebbero gravemente compromessi da qualsiasi ulteriore tentativo di aggirare gli Stati nazionali d'Europa nella speranza di creare un "superstato" europeo o un'unione politica . La performance della macchina UE nel corso della crisi, spesso by-passando il processo democratico negli gli Stati membri dell'Eurozona e anche appoggiando la nomina di Primi ministri non eletti sia in Italia che in Grecia, è un auspicio che fa riflettere.

In realtà l' evidente incapacità e riluttanza per discutere onestamente le ragioni del fallimento della Unione Monetaria Europea nel corso degli ultimi cinque anni dimostra l'entità delle divisioni che in realtà esistono tra i Paesi europei. Credere che questi Paesi, con i loro sistemi politici vigenti, possano creare una percezione diffusa in tutta Europa che la vera unione politica è la strada da percorrere e che, inoltre, questa percezione possa essere tradotta in una maggior esercizio di democrazia è semplicemente stupido. Le attuali esperienze indicano che, data l'evidente incapacità delle istituzioni europee di gestire un sistema complesso come l'Unione Monetaria in modo appropriato, l' unione monetaria è stato un obiettivo troppo ambizioso per l'Unione europea. Il tentativo implicito di avanzare più rapidamente verso l'unione politica formando dapprima un'unione monetaria ha in gran parte fallito, lasciando l'Europa in uno stato peggiore di prima. Paradossalmente, se ci deve essere un ulteriore progresso  verso una solidarietà in Europa, è importante che essa faccia prima un passo indietro. Alla radice del fallimento dell'Unione Monetaria si trova il modello economico tedesco, come è stato spiegato nel precedente capitolo. Altri Paesi europei sono stati in grado di mettere in discussione apertamente il modello tedesco e di convincere la Germania che non è nemmeno nel suo interesse optare per la concorrenza piuttosto che per la cooperazione tra nazioni in Europa, in particolare tra i membri dell' unione monetaria. La Germania è emersa come Potere dominante dell'UE, dettando agli altri le condizioni, in particolare influenzando i dibattiti politici a livello di UE, e traendone i suoi vantaggi. Riconoscere che la mancanza di cooperazione sarà determinante nel prossimo futuro sarebbe un primo passo necessario verso il rimodellamento degli accordi istituzionali verso una nuova divisione del lavoro in Europa che eviti l'attrito tra nazioni. Se l'unione monetaria fosse smantellata sarebbe possibile per i singoli Paesi tornare ad utilizzare la leva della svalutazione della moneta come strumento di politica economica, per respingere i tentativi da parte di alcuni Paesi a dominare economicamente gli altri. Quello della svalutazione è stato davvero il meccanismo più utilizzato nella storia della moderna economica, consentendo di controbattere al comportamento di un partner commerciale aggressivo senza fare del protezionismo a titolo definitivo. Un sistema di svalutazione e rivalutazione ordinate potrebbe preservare l'idea centrale su cui l'idea di integrazione economica in Europa è stata fondata, e cioè che un certo grado di libero scambio è meglio dell'autarchia. Infine, formare un'unione valutaria non è né un piano realizzabile né un passo desiderabile per le nazioni indipendenti e sovrane d'Europa. Anche in Germania - un solo paese, con la stessa lingua e la stessa storia - l'unione valutaria che è stata messa in atto per affrontare la cosiddetta "unificazione", ha fallito ed ha spesso provocato tensioni politiche. Non c'è nessuno Stato membro dell'Unione Europea il cui Popolo avrebbe accettato di diventare dipendente dai trasferimenti tedeschi come mezzo per consolidare gli squilibri economici attualmente esistenti. Allo stesso modo la Germania e gli altri Paesi in surplus devono affrontare enormi difficoltà (oggettive e soggettive) per convincere i loro cittadini a finanziare i "pigri meridionali" e, presumibilmente, i Partiti di destra saranno in grado di sfruttare l'inasprimento delle tensioni. L'istituzionalizzazione di un sistema di trasferimenti fiscali che regoli gli squilibri dell'Unione Europea sarebbe la ricetta per future frizioni nazionalistiche. 

Il programma di Syriza e le sue debolezze
Se la risposta delle autorità europee alla crisi dell'euro è stata terribile, quella della Sinistra europea alla sfida lanciata dal subbuglio e dal indurimento conservatore dell'Unione Monetaria Europea non è stata propriamente esaltante. La Sinistra ha in genere rincorso gli eventi e non è riuscita a capitalizzare la più profonda crisi del capitalismo europeo dalla fine della seconda guerra mondiale. La Sinistra si è caratterizzata per la sua incapacità a mettere insieme un programma economico convincente che avrebbe potuto risolvere la crisi portando ad una crescita e migliorando le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Sicuramente la Sinistra ha certamente offerto critiche pungenti in merito ad austerità, liberalizzazione e privatizzazione; ha mostrato la vacuità dell'economia neoliberista; ha denunciato la diminuzione dei salari come risposta alla disoccupazione; ha sostenuto i controlli finanziari e gli investimenti pubblici; ma non è riuscita a mettere a sistema queste idee di modo da fornire una risposta convincente alla crisi. Non è riuscita ad unire politicamente le forze per sfidare la dominante visione tedesca. La maggior parte della Sinistra europea non ha affrontato direttamente né la controversa questione della valuta comune né le cause profonde della crisi. Anzi, ha ampiamente seguito il percorso prescritto dal paesi creditori. Il compito della Sinistra in Europa è invece quello di sviluppare un piano in grado di affrontare la Crisi della zona euro principalmente nelle aree periferiche, ma anche nei paesi centrali dell'Unione Monetaria. Un obiettivo più ampio del piano è quello di delineare alcune delle misure necessarie e fondamentali affinché la società europea inizi a muoversi nella direzione della crescita nella giustizia sociale, spostando così l'equilibrio delle forze di classe a favore del lavoro e della canalizzazione dello sviluppo sociale in una nuova direzione. Raggiungere questi obiettivi richiederebbe un confronto direttamente con le istituzioni dell'UE e, in particolare, con i fallimentari meccanismi dell'Unione Monetaria Europea. Più in generale sarebbe necessario adottare una chiara prospettiva sociale che si confronti direttamente con tutto il disfunzionale capitalismo della nostra epoca. Syriza è la grande eccezione nella Sinistra europea. Ha vinto le elezioni parlamentari greche del 25 Gennaio 2015 sulla base di un suo programma e, più in particolare, sulla base di una sua più succinta versione elettorale chiamata "Programma di Salonicco", annunciato dal suo leader, Alexis Tsipras, nel Settembre del 2014. In poche parole il "Programma di Salonicco" si componeva di due parti: la prima, una negoziazione "dura" per raggiungere una profonda cancellazione del debito pubblico greco; la seconda, l'immediato avvio di un piano di ricostruzione nazionale che sarebbe stato attuato indipendentemente del percorso dei negoziati sul debito. Inoltre SYRIZA ha promesso, sia in modo esplicito che implicitamente, di attuare il suo programma pur rimanendo il Paese un membro dell'Unione Monetaria. Il Piano di Ricostruzione Nazionale comprendeva, innanzitutto, la necessità di affrontare la crisi umanitaria causata dalla crisi; poi il rilancio dell'economia attraverso una serie di misure che includevano il ripristino della soglia dei 12000 euro per essere esentati dal pagamento delle tasse e l'abolizione delle imposte immobiliari esorbitanti imposte dalla Trojka; la cancellazione dei debiti del settore privato, per la quale si stabilisce una Banca per lo sviluppo, ed il ripristino dei salari minimi ai livelli pre-Trojka; in terzo luogo, il lancio di un programma pubblico per l'impiego, che avrebbe dovuto creare 300 mila posti di lavoro in due anni; e quarto, trasformando le Istituzioni del sistema politico vigente. Il costo totale del Piano per il primo anno è stato stimato in circa 11,5 miliardi. E 'stato pubblicamente sostenuto ben prima delle elezioni che un tale programma avrebbe portato ad un aspro conflitto con l'UE e l'Unione Monetaria per ragioni che sono state chiamate "la triade impossibile" [i tre punti sopra elencati, ndt] se affrontate da un Paese periferico dell'Eurozona. Per essere precisi, il salvataggio della Grecia ha incluso accordi sul prestito che sono stati ben protetti legalmente nonché protocolli d'intesa sulle "condizioni" che la Grecia era giuridicamente obbligata a rispettare. Così, le politiche di austerità messe in atto in Grecia dal 2010 sono state incorniciate da un quadro giuridico ed istituzionale diretto principalmente a tutelare gli interessi degli Istituti di credito e ad accrescere l'esposizione nazionale. Più in generale, la ristrutturazione conservativa dell'Unione Monetaria, intrapresa per volere della Germania dal 2010, ha indurito il quadro giuridico e istituzionale dell'Unione Monetaria e dell'UE sia per quanto riguarda le politiche di austerity che le liberalizzazioni, riassunte nel SixPack e Two-Pack frameworks. Di conseguenza il "Programma di Salonicco" ha sfidato direttamente l'intero quadro di Unione Monetaria ed Unione Europea. A questa mossa i meccanismi dell'UE hanno inevitabilmente reagito con aggressività sollecitando il Governo SYRIZA ha perseverare con le politiche di austerity, innanzitutto a livello di rigidità fiscale, ora formalmente incorporata nella struttura dell'Unione attraverso un monitoraggio continuo e multe per i Paesi "delinquenti". Inoltre, mentre non vi è dubbio che l'effettiva ristrutturazione del debito sia una condizione necessaria per il Governo SYRIZA al fine di mitigare l'austerità, è altrettanto vero che la ristrutturazione del debito comporterebbe perdite per i principali creditori della Grecia, quindi contribuenti ed elettori dell'Unione europea e degli altri Paesi. Per gli istituti di credito questi costi comporterebbero una riorganizzazione delle banche e dei fondi pensione: per i Paesi europei accettare questi costi significa avere prima l'approvazione dalle loro istituzioni politiche, cosa che richiederebbe un complesso processo politico di perdite di peso e di benefici. Per questi motivi anche la Grecia ha dovuto affrontare, entro l'Unione Europea, una forte opposizione dei suoi creditori. In breve il Governo SYRIZA è venuto faccia a faccia con la " triade impossibile" dell'Unione Monetaria, vale a dire: primo, ottenere una ristrutturazione efficace del debito; secondo, abbandore l'austerità; e, terzo, continuare ad operare nell'ambito del quadro istituzionale e nel quadro politico dell'Unione Monetaria. Il Governo SYRIZA ha in pratica scoperto che non è possibile avere tutte e tre queste cose insieme.

Syriza alla sfida dell' "impossibile triade" dall'interno dell'Unione Monetaria
Alla luce della precedente analisi non sorprende che il Governo SYRIZA, subito dopo le elezioni, abbia trovato grosse difficoltà a negoziare con l'Unione Europea per l'attuazione del "Programma di Salonicco". Il 20 Febbraio 2015 la Grecia ha raggiunto un accordo con l'UE per il quale:
1. viene stabilita una proroga di quattro mesi al contratto di finanziamento esistente al fine di consentirne l'applicazione completa e di prepararne uno nuovo;
2. la Grecia presenterà un elenco di "riforme" che sarà supervisionato dalle «istituzioni» di l'UE, FMI e BCE entro Aprile 2015. Con questa premessa la Grecia riceverà le somme dovute dall'accordo in essere più gli interessi maturati dai bond greci posseduti dalla BCE;
3. i fondi non utilizzati detenuti dal Fondo greco di stabilità finanziaria (circa 11 miliardi di euro) saranno posti fuori dal controllo dello Stato greco e saranno utilizzati esclusivamente a sostegno delle banche greche;
4. la Grecia dovrà adempiere ai suoi obblighi finanziari verso i suoi partner pienamente e tempestivamente;
5. la Grecia dovrà produrre un 'appropriato' avanzo primario di modo da garantire l'esigibilità dei crediti;
6. la Grecia non dovrà prendere azioni unilaterali che potrebbero turbare obiettivi di natura fiscale, di recupero economico o di stabilità finanziaria.
Questo accordo, che evidentemente ha poco a che fare con il "Programma di Salonicco", è il risultato dell'enorme pressione fatta sul Governo Syriza da parte della UE su due fronti: il primo, con la BCE che ha drasticamente ridotto la liquidità verso banche banche greche; il secondo, con i canali di prestito al Governo greco che sono stati prosciugati: l'esperienza di Cipro nel 2013 ha chiaramente dimostrato che entrambe queste politiche vengono utilizzate come strumenti di ricatto da parte dell'UE. Di sicuro la più potente leva di pressione è stata la restrizione dell'offerta di liquidità alle banche da parte della BCE. Dal Dicembre 2014 al Marzo 2015 le banche hanno perso circa 30 miliardi Euro di depositi.
Nel frattempo, la normale liquidità a disposizione è stata sospesa.
Di conseguenza le banche greche sono state costrette a fare affidamento alla costosa liquidità di ultima istanza (ELA), la cui quantità è strettamente controllata dalla BCE. A Marzo 2015 la dipendenza della liquidità delle banche greche dall'Eurosistema ha superato i 100 miliardi di euro, mentre nel mese di Novembre 2014 era di 45 miliardi di euro. Ad Aprile 2015 le banche greche erano totalmente dipendenti dalla liquidità d'ultima istanza fornita in piccole dosi dalla BCE. Il risultato è stato che i canali di credito si sono prosciugati, così come si è drasticamente ridotta la capacità del Governo greco ad approvvigionarsi presso le banche, aggravando la situazione dei fondi pubblici. Tre mesi di Governo hanno costretto SYRIZA ad attingere alle riserve disponibili per soddisfare il pagamento dei debiti al Fondo Monetario Internazionale, pur continuando ad erogare i salari del settore pubblico e le pensioni. Verso la fine di Aprile la scarsità di fondi pubblici ha raggiunto il massimo ed il Governo è stato costretto a fare ricorso alle riserve degli enti locali e dell'università. Le spese correnti previste per Maggio, tra cui i pagamenti al Fondo monetario internazionale, sono state stimate in 4 miliardi di euro, con molti dubbi che il Governo potesse coprire a sufficienza tutta la spesa. La situazione ha raggiunto il punto critico. In breve l'Unione europea ha strozzato le banche paralizzando l'economia e mandando in bancarotta lo Stato. Per il Governo SYRIZA, malauguratamente, non poteva esserci alcuna risposta efficace all'arma del soffocamento della liquidità fino quando il Paese fosse rimasto entro i confini dell'UEM. Non avere avuto la sovranità monetaria è, in ultima analisi, il motivo per cui la 'triade impossibile' persiste tuttora. L'obiettivo dell'UE è stato chiaro: forzare il Governo SYRIZA ad arrendersi o a collassare, dichiarando bancarotta. Strettamente connessa alla dichiarazione di bancarotta, naturalmente, è la prospettiva di uscita dall'Unione Monetaria, utilizzata come minaccia finale da parte dell'UE contro Syriza. SYRIZA si è quindi ritrovata, da dentro l'Eurozona, faccia a faccia con la "triade impossibile" . Di fronte all'assoluta ostilità da parte dell'UE Syriza si è progressivamente allontanata dal suo programma ed ha perso slancio politico. Ai primi di Maggio 2015 vi era l'assoluta necessità di un cambio di marcia per evitare il peggio socialmente ed economicamente e per impedire alla Sinistra che si macchiasse pure di infamia. SYRIZA avrebbe dovuto capire che per uscire dalla "triade impossibile" bisognava prendere seriamente in considerazione l'idea di portare la Grecia fuori dall'Unione Monetaria. Uscire dalla UEM, tuttavia, non è né un fine in sé né una soluzione completa ai problemi della Grecia. Essa è, nella migliore delle ipotesi, un primo passo verso l'attuazione di un programma di rigenerazione economica e sociale,che porta il Paese alla crescita nell'eguaglianza sociale. La società greca ha bisogno di essere collocato su basi diverse, che favoriscano i lavoratori ed i meno abbienti. Prima di esaminare le modalità di uscita, quindi, è di vitale importanza discutere le condizioni fondamentali di cui ha bisogno il programma portato avanti da un Governo di Sinistra in Grecia. Uscire dall'Unione Monetaria e raggiungere risultati positivi deve essere il primo passo per una più ampia trasformazione della Grecia nell'interesse della classe lavoratrice. Questo è, propriamente parlando, il compito che ci spetta.

Un programma di rigenerazione sociale ed economica per la Grecia
Nel primo caso , la Grecia richiede un'azione urgente per invertire il danno causato dalla disfunzionalità intrinseca dell'unione monetaria , la recessione e le politiche di aggiustamento della troika . È altrettanto chiaro , tuttavia , che la programma desiderato necessario impostare contemporaneamente i termini per una profonda trasformazione sociale il paese nell'interesse dei lavoratori, spostando l'equilibrio lontano da grandi imprese e altre forme di capitale che hanno dominato e beneficiato l'agenda politica per decenni. Ci sono sei numeri integralmente connessi a tale un programma: Debito 1.National: L'imperativo di una profonda write-off Nessun programma di alternativa sarebbe plausibile Grecia senza prima risolvere la questione del debito. Questo non è solo a causa del corrente pesante costo annuale tualmente imposto dal debito, ma anche perché la quadro politico imposto dalla troika è divertente- damentally modellato dal requisito di servic- ing il debito. La sostenibilità del debito pubblico è principalmente un questione di flussi economici. Per essere più specifici, il flusso del reddito nazionale deve essere ripristinata attraverso la crescita di fornire i mezzi per servizio del debito. Il flusso di debito fresco e del debito rimborsi devono essere gestiti adeguatezza mente per prevenire future crisi del debito. L'appropriato politiche per fornire questi risultati chiaramente vanno Be- yond il tema del debito e si riferiscono anche alla top- ics di crescita e di finanza pubblica, di cui tutt'e due sono discussi di seguito. La sostenibilità del debito, tuttavia, si riferisce anche al stock di debito che è diventato ingestibile in Grecia. Ristrutturazione del debito greco richiederà write-off, una politica che è inevitabilmente  conflittuale in quanto si tratterebbe di difetto, negoziati prolungati e di solito notevole azioni legali. È di fondamentale importanza, di conseguenza, che la ristrutturazione del debito dovrebbe essere gestita in piena trasparenza da un governo della sinistra. Questo significa un coinvolgimento diretto da parte del cittadinanza, aprendo i libri del debito pubblico al controllo pubblico, e di esercitare con- democratica Trol sull'intero processo o di ristrutturazione. Un passo utile in questo processo sarebbe il isti- dell'organico di un Audit Commission debito, ed è incoraggiante che il governo SYRIZA ha al- pronti fatto alcuni passi importanti che direzione zione. Dal 2010 la Grecia ha provato le soluzioni per la sua problema del debito che sono stati raccomandati per la sua creditrice modifiche ai contenuti, ma a poco effetto notevole. Protezione ri- fonti per garantire il pagamento del debito è stato la principale preoccupazione della politica di bilancio. Il paese ha attuato dura austerità misure e negoziato con i creditori un ristrutturazione del debito organizzata nel 2011-12 che Di principio camente imposto un taglio di capelli significativo domestico titolari, comprese le banche. Eppure, proprio Be- causa della natura disastrosa delle politiche della troika, entro il 2014 il debito aveva raggiunto 177% del PIL, o 4% superiore rispetto al precedente picco raggiunto nel 2012 4. Ancora peggio, come mostra la figura 3, sotto le politiche determinata dagli accordi di salvataggio, il futuro Percorso del debito greco sarebbe semplicemente terribile: 

La figura 3 mostra l' evoluzione prevista del debito pubblico greco sulla base di ipotesi del FMI. Senza un cambiamento nelle politiche attuali , ci vorranno 26 anni di austerità per la Grecia per ridurre il suo debito a livelli compatibili con il trattato di Maastricht . Le ipotesi fatte per questa proiezione sono tasso d'interesse annuo medio del 3,6 % ( in linea con i livelli attuali e con le proiezioni del FMI ) , tasso di crescita del 2,8 % , e un avanzo primario di 4,2% del PIL . Si noti che il tasso di crescita proiettato è leggermente al di sopra della media storica degli ultimi 50 anni . Inoltre , nessun paese nella storia ha stato in grado di sostenere avanzi primari per periodi in 10 anni. In breve, le condizioni in cui il paese avrebbe ridotto il suo debito a Maastricht ai livelli del 2040 , sulla base di ipotesi del FMI poteva esistere solo su un foglio excel . Nonostante la sua incapacità di controllare il debito come percentuale del PIL , il governo greco ha continuato a impegnarsi sempre più grandi volumi di risorse di manutenzione di un debito che realisticamente non può - e non dovrebbe - essere rimborsato per motivi economici , sociali e motivi politici . Anche dopo la ristrutturazione del debito zione nel 2011-12 , il governo ha dedicato la somma sbalorditiva di 146.6bn Euro servizio del debito nel 2012 e nel 2013. Prendendo solo pagamenti di interessi in considerazione , per ogni euro che il governo ha dedicato a investimenti nel 2012 e 2013 5 che , ha pagato i suoi creditori 1,43 euro . Un paese che dedica sistematicamente più risorse per la sua creditori che agli investimenti pubblici e alla fornitura di beni pubblici , non si può aspettare che crescere, tanto meno per superare una crisi economica di proporzioni storiche . reditors . Ma sarebbe prendere solo 30 miliardi di euro per ripristinare la spesa per salute , alloggi e l'istruzione pre-crisi livel- els . Questo è il lato quantitativa della schiavitù del debito . In particolare , la figura 4 mostra il costo in miliardi di euro di risparmio imposte alla Grecia da parte del Troika per soddisfare le condizioni di sostenibilità del debito lità secondo i programmi di salvataggio . Essi sono rispetto al costo di ripristinare la salute , l'alloggio e la spesa per l'istruzione pre-crisi livelli . Così , nel corso dei prossimi cinque anni , la Grecia si prevede di risparmiare circa 40 miliardi di euro per rimborsare debito , mentre ci vorrebbe 30 miliardi per ripristinare vitale servizi pubblici.

È stata suggerita in corrente de- politica bate che la Grecia dovrebbe avere una riduzione sul tassi di interesse dei suoi prestiti . Da qualsiasi cal- ragionevole cal- , se sono stati accettati , sarebbe probabilmente significa non più di una riduzione supplementare di debito lordo del 5 % del PIL entro il 2019 6 . Inoltre, richiederebbe un ulteriore 26 anni di austerità per abbattere il debito pubblico ad un livello coerente con il trattato di Maastricht . Un'alternativa è ri- RICHIESTO . La Grecia non può e non deve essere forzato di pagare il suo debito pubblico a condizioni correnti. il Popolo greco non si può pretendere di sottoporsi ad un infinito processo di diminuzione dei livelli di vita in nome di un obiettivo che è economicamente im- possibile realizzare .

L'alternativa deve iniziare con una ri- decisiva produzione dello stock di debito , una profonda write-off che potrebbe anche ammontare a centinaia di miliardi di Euro . Una scrittura - off che , per esempio , essere commisurato attualmente disastroso stato della società greca sarebbe quello di ridurre il debito a livelli di Maastricht del 60% del PIL (una riduzione di circa 200 miliardi di euro) . In questo caso il governo mento avrebbe almeno un ulteriore 10 miliardi Euro- ros ogni anno per garantire la fornitura adeguata di beni e servizi pubblici necessari per la raggiungimento del economica, sociale e culturalmente Al diritti dei cittadini greci , pur mantenendo un prudente politica di bilancio [7] . Una svalutazione sarebbe , naturalmente , comporta perdite per i creditori per la Grecia . È pertanto necessario a questo punto per avere uno sguardo più da vicino la composizione zione del debito pubblico della Grecia 8 . Nel 2009, come il Crisi del debito greco era sul punto di scoppiare , greca il debito pubblico era pari a 300 miliardi di euro ( 130 % del PIL ) ; ha alzato a punta nel 2011 era di 355 miliardi di euro raggiungendo ( 170 % del PIL) prima di cadere a 304bn euro ( o 157 % del PIL) nel 2012. Tuttavia , entro la fine del 2013 Debito pubblico greco aveva nuovamente salito a circa 320bn Euro ( 174 % del PIL) . Il calo del debito pubblico nel 2012 è stato il risultato di ristrutturazione, il cosiddetto settore privato In- coinvolgimento ( PSI ) , che ha interessato circa 200 miliardi Di euro di debito a capitale privato , che impongono una profonda write- off nella regione del 50% del valore nominale così come un debito di buy-back . La maggior parte delle perdite cadde ai titolari greci, comprese le banche , se- sociali istituzioni sicu- e piccoli obbligazionisti . Loss es verso banche sono state fatte buon passaggio fresco prestito pubblico, limitando così la riduzione finale debito pubblico. A parte il difetto PSI, debito pubblico greco ha stato completamente ristrutturato nel corso degli anni di la crisi in quattro modi importanti: (i) La composizione del debito è stato al- regi- drammaticamente dal 2010, quando il debito comprese principalmente le obbligazioni soggette Legge greca. Alla fine del 2013 pubblica greca debito compreso principalmente prestiti a lungo termine fornita dagli istituti di credito ufficiali secondo i termini dei due programmi di salvataggio nel 2010 e 2011. Per essere più precisi, di 320bn euro- ros del debito greco, alla fine del 2013, sgrossatura ly 65 miliardi (20%) era ancora nelle mani di pri- istituti di credito vate, un altro 65 miliardi (20%) si è svolta dalla BCE e il Fondo monetario internazionale, e per il restante 190bn (60%) era stata avanzata dalla UE e il Financial Stability Facil- europeo lità (EFSF). Così, circa l'80% del pubblico greco debito è attualmente nelle mani di ufficiali istituti di credito e la legge che disciplina è tipicamente non greca. (ii) il costo medio ponderato annuo di Debito greco è sceso precipitosamente da poco più di 4% nel 2009 a poco più del 2% nel 2012, anche se sembra che abbia insinuato al di sopra del 3% nel 2013. (iii) La scadenza media ponderata del greco il debito è stato esteso in modo significativo, passando da poco meno di 8 anni nel 2009 a 16 anni in 2013. 
(iv) Prestiti dell'UE hanno accantonamenti per esteso periodi di grazia , e quindi la maturità Profilo del debito pubblico è migliorato sostanzialmente . Durante 2016-2036 Grecia volto ridotto i rimborsi annuali variabili per lo più tra i 5 miliardi di euro e 10 miliardi di euro . Nonostante questi profondi cambiamenti nel volume e la composizione del debito, l'economia greca ha stati estremamente indebolita e difficilmente può far fronte con il peso attuale del debito pubblico , come ha al- pronto stati mostrati. Una profonda svalutazione viene chiamato per e data la composizione del debito bulk perdite cadranno sulle finanze pubbliche dei paesi dell'UE cerca , principalmente quelli del nucleo . Inutile dire che , questo sarebbe un obiettivo molto difficile da raggiungere politicamente , e richiederebbe un'azione unilaterale da Grecia , tra cui dichiara una cessa- temporanea zione dei pagamenti e l'attuazione di un integrale audit pubblico del debito . Basandosi sui risultati di tale verifica , ma anche la mobilitazione storico esperienza di diversi debiti precedente write-off , è sarebbe possibile ridurre lo stock di Greco il debito a un livello che sarebbe compatibile con le esigenze ei diritti del popolo greco . Europa deve capire che la finanza pubblica dovrebbe essere distribuito a soddisfare i bisogni della gente e non di grande capitale . Solo liberando da Grecia le catene del debito potrebbe paese tornare crescita e un livello di vita dignitoso .